foto: Madonna del Monte stamattina
Affascinante
(Isaia 42; Atti 10; Matteo 3)
Battesimo anno A
E con Isaia voglio imparare ad apprezzare chi non grida e chi non fa gridare, chi non sopporta la violenza e chi la sa smascherare, con Isaia voglio imparare a notare le persone allergiche ad ogni piazza e continuare a cercare quelle che, come polvere, si appoggiano delicate ai bordi delle cose per sancire la bellezza del tempo che passa.
Con Isaia voglio continuare a sperare nelle persone che con la loro delicatezza non spezzano le inevitabili e commoventi fragilità di cui è intessuto ogni uomo, persone che si chinano con pazienza a dare protezione a una fiamma che superficialmente sembrava spenta.
Con Isaia voglio credere nel potere della verità, che non è cosa da sapere, da scrivere o da credere, la verità esiste solo se incarnata, la verità è una persona, e Lui lo dirà bene. Ecco perché la verità non si abbatte, perché è fatta di muscoli e di sogni, perché ha occhi cuore e bocca, e allora al massimo si china, si inchina, lascia spazio, perché la verità è mite e non ha paura. E si rialza sempre.
Con Isaia vorrei abbracciare le persone che hanno una mano sempre tesa verso il cielo, un po’ preghiera e un po’ vela, perché lo sanno che senza un Amore più grande si rischia di inciampare, che è il Cielo a tenerci in equilibrio, solo chi si lascia tenere per mano da un Padre non rischia di sentirsi padrone.
Con Isaia vorrei fidarmi ancora in chi crede che ha senso aprire gli occhi ai ciechi nonostante la realtà, e abbattere i muri nonostante la paura, e liberare i sogni nonostante le complessità imprigionate tra le pareti dei nostri cuori.
Con Isaia vorrei lasciarmi liberare per imparare ad avere fede nell’uomo. Provare a diventare servo credibile di questa umanità.
A Pietro vorrei chiedere perché è così difficile sentire che il Signore è innamorato di tutti. Vorrei chiedere a lui come ha fatto a rendersene conto, cosa ha visto, cosa ha provato, cosa ha pensato, cosa gli ha fatto cambiare idea. Perché ne abbiamo bisogno. Perché è forte la tentazione di rapire il divino, di farne un ostaggio delle nostre miserie.
Con Pietro vorrei imparare l’arte del Maestro, quella di passare “beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” perché amo le traiettorie leggere e luminose, perché penso che aver fede sia questo passaggio continuo, come soffio di vento, passaggio benefico, che fa bene al cuore, che libera dai sensi di colpa, che non appesantisce, che aiuta a vivere la vita di tutti i giorni. Credere è essere vento buono di passaggio che risana chi è sotto il potere del “divisore”, chi si sente spezzato dentro, chi ha i sogni troppo lontani dalla realtà, chi è diviso tra il bene che spera e il male che compie, chi è spezzato perché deluso, chi divide perché è stato diviso, vorrei tornare a credere nella possibilità di una fede che come vento buono scenda a risanare tutte le persone che si sentono a pezzi, tutte le persone che non sono comprese nella loro interezza. Credere è un Amore che passa a baciarci addosso un vento benefico in ogni angolo del nostro vissuto.
Con il Battista vorrei imparare a riconoscere il profilo del divino, uomo che ancora si incammina a passo sicuro fin negli abissi più freddi delle nostre tenebre, nei fondali dei nostri errori.
Anche io, come Giovanni, vorrei imparare a non fermarlo quel Messia diretto in direzione troppo pericolosa, che non voglio che si immerga sotto la superficie calma delle mie apparenze, che non voglio che scenda a perdere fiato nei gorghi profondi delle mie pulsioni e dei miei peccati. E non voglio che si sporchi con il peccato degli altri, non voglio un dio sporco di noi. Lo voglio bello e sfolgorante, lo voglio profumato e bianco, lo voglio sacro e irraggiungibile. Devo imparare a lasciarlo fare.
Con il Battista vorrei imparare a non fermare quell’uomo che si capisce già, finirà sbranato dal male che dovrebbe togliere dal mondo, vorrei impedire la discesa perché è facile che poi la chieda anche a ciascuno di noi, di andare e passare beneficando i bassifondi dell’umanità, e a me il male fa paura. Ci vuole fede per non fuggire.
Con il Battista vorrei imparare a lasciarlo fare, come chiede lui.
E poi fu come l’apertura di un cielo, come se per salire in alto occorresse scendere in basso, come a dire che stare in superficie dell’umano è accontentarsi di un dio di facciata, come a dire che se Lui non scendeva tra la melma maleodorante del nostro cuore noi non avremmo mai potuto comprendere la novità di questo Dio che aveva deciso di incarnarlo l’amore, di renderlo coraggioso.
Con il Battista vorrei fermarmi ad osservare il volo di ritorno di una colomba, come a dire che dal diluvio si torna, che la morte non sancirà la fine della vita.
Al Battista vorrei chiedere se anche lui l’ha sentita come una voce celeste contenta di amare quel modo di essere uomo.
Poi fu riemersione, contaminato d’amore, bagnato di umanità, grazia e condanna in un gesto solo.
Adesso non restava che vedere il Suo modo di parlare. Di amare, di ridare vita, di passare beneficando e liberando. Bisognava imparare, e non sarebbe stato semplice. Ma Lui era affascinante.
È sempre bello leggere i tuoi commenti! Mi rinforzano la fede, ma soprattutto mi arricchisce la mia parte interiore. Grazie un abbraccio.
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