E per la prima volta capisco che tentazione vera sia voler restare qui, nel deserto. E che questa è tentazione benedetta, è lo Spirito a spingere Gesù qui.
Smettere di credere a una qualsiasi promessa, smettere di lasciarmi affascianare da altro e oltre e da tutte le declinazioni possibili che vogliono solo illudermi che il meglio sia fecondato dal futuro. Questa terra è già la promessa, qui si ode il mormorio silenzioso di Dio, qui si incontrano i viandanti che portano generazione, qui si mostra in verità, sotto scorza, la nostra carne.
Restare qui, ora e sempre, lasciando ad altri l’illusione dell’avvenire. Nessuna Terra Promessa solo la Promessa scritta in ogni granello di questa Terra.
Tentazione vera e benedetta è resistere e restare, abitare per sempre qui, tra le grotte, e impedire a Davide di muovere anche solo un passo verso il Palazzo del potere. Uccidere il re ambizioso che ci portiamo aggrappato alla gola, rimanere guerriglieri. Partigiani in libertà.
Tentazione vera e benedetta, quella che mi brucia dentro, è di rimanete qui, non mi importa neppure di voler tornare indietro, non mi manca l’Egitto con le sue sicurezze, finirla con il gioco patetico della nostalgia, vero faraone della nostra piccolezza.
Il deserto non è un luogo di passaggio. Non è la geografica traduzione dell’inospitalità. Il deserto è madre e padre, e capisco in questo istante il bisogno del silenzio, l’allergia a qualsiasi ruolo, la gioia che si prova nel lasciar correre lo sguardo.
Il deserto non è fatto per essere attraversato ma abitato, bisogna perdersi per trovarsi.
Io non voglio più attraversarlo il deserto io voglio abitarlo e magari diventarlo.