Si vede che ti amo, mi hai scassinato il cuore Diciannovesima domenica Tempo Ordinario C

Crocifisso, Mozzacoda, 2.8.22

Si vede che ti amo, mi hai scassinato il cuore

XIX domenica del Tempo Ordinario C

(Luca 12,32-48)

 

Si vede che ti amo davvero se ancora ti lascio parlare, se ancora sono qui ad ascoltarti.

Si vede che esiste davvero un insensato amore che mi lega a te se ti permetto le ennesime parole rassicuranti, se non mi irrigidisco di fronte alla tua pretesa di volermi calmo, al riparo dal timore, libero dalla paura. A nessuno permetterei di osare tanto.  

Si vede che ti amo davvero se ancora mi fido di te e provo ad accarezzare il mio timore più grande, quello che ha la faccia di un bambino intimidito, quello che trema come un passero, quello che intenerisce, perché la mia paura non è aggressiva, la mia disarma, confonde, debilita, commuove, non ringhia la mia paura, piuttosto guaisce e cerca di convincermi alla resa, e tu, e solo tu lo sai. Un bambino sicuro di essere inadatto alla vita, questo il profilo della mia paura, occhi sicuri di aver sbagliato tutto, il bisogno continuo di essere approvato.

Si vede che ti amo davvero se arrivo a credere che è proprio quel bambino che mi abita il mio piccolo gregge, quel bambino è la parte di Regno che mi spetta, quella paura non mi sprofonda nel timore perché è proprio lei a custodirmi, a proteggermi da me stesso, a rappresentare lo scandalo doloroso del Vangelo. Che idiozia nasconderla lì la speranza. Eppure l’hai fatto. Follia evangelica, stoltezza a forma di croce. Si vede che ti amo davvero per continuare a reggere questi giochi di prestigio, questo lievito sprofondato tra cumuli di farina.

Si vede che ti amo davvero se mi credi capace di poter elemosinare qualcosa di me agli altri, io che giurerei di non avere più niente, di non possedere più nulla se non la narrazione di una vita raddrizzata di volta in volta con ricami esistenziali estremi, figli dell’emergenza e mai della compassata riflessione. Mai per pura fede, solo per sopravvivenza, la pazienza di correggerla la vita, di modificarla ad ogni rilettura. Quella che chiamiamo fede io la scoprivo sempre dopo, e solo in te, io rattoppavo la vita, la rendevo vivibile e tu mi attendevi ad ogni varco, in agguato, con la perseveranza maniacale, la fede arrivava sempre dopo ed eri tu, tu che avevi fede in me, ancora, nonostante me, ecco perché ti amo.

Si vede che ti amo davvero se accolgo il tuo consiglio di seguire la rotta che porta al mio cuore, ti amo e mi incammino anche se non sono sicuro di voler guardare dentro quel cratere in fiamme esploso al centro del petto, non credo sopravvivrei. Fingo di credere nell’esistenza del tesoro e cammino, ti amo pur sapendo che il cuore resterà sempre altrove, ti amo mentre lui rimane irraggiungibile, mistero a me insondabile. Ti amo solo per non rimanere fermo, ti amo perché hai pazienza con me, e fingi di non sapere che io non ho mai creduto in me stesso, ti amo mentre fingi di non ricordare che all’inizio, quando ho deciso di amarti è stato solo per interesse. Si vede che ti amo davvero, alla fine. Forse ho ceduto alla tua insistenza, forse ti amo per sfinimento, forse hai davvero vinto tu. A te sembra andar bene anche così.  

Si vede che ti amo davvero, forse perché ho finalmente capito che non mi chiedi di essere il servo attento capace di accogliere il padrone quando torna, all’improvviso, dalle nozze, ti amo perché il servo sei tu e io il padrone, ti amo perché ogni volta che sono tornato sfatto dalla vita tu mi hai atteso, tu mi hai aperto, tu mi hai accolto. Ti amo perché è solo per questa esperienza concretissima che non ho ceduto a disperazione. Ti amo perché io li ricordo, uno per uno, i gesti e i modi delle persone chi mi hanno riaperto le porte alla vita. Ti amo perché ho capito solo dopo che tu eri lì dentro. Ti amo perché alla fine di tutto so che tu mi aprirai ancora e l’ultima volta sarà per sempre. Ti amo perché ti ho riconosciuto, e non ho dubbi, negli occhi delle persone che non riescono a smettere di amarmi.

Si vede che ti amo davvero anche se sei stato il ladro della mia tranquillità, mi hai rubato tutto, o forse ti amo proprio per quello, per avermi scassinato il cuore.

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,32-48
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».