Servono regole! (ma solo per i cuori induriti) Ventisettesima domenica anno B

Scultura di Gino, particolare, Crocetta 1.10.21

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Servono regole! (ma solo per i cuori induriti)

XXVII domenica del tempo ordinario B

La regola, ogni regola, è un tranello. Non solo quando i farisei, come nel Vangelo di oggi, la usano per mettere con le spalle al muro Gesù ma sempre. Sempre ogni regola è una trappola, un imbroglio. Perché illude di poter sistemare le cose e non è mai così, una regola si limita, al massimo, a mantenere l’ordine, che sarà pure importante per rendere la vita più vivibile però è davvero troppo poco per accogliere la vita tutta nella sua maestosa e commovente complessità.

La regola, ogni regola, è un imbroglio terribile soprattutto quando si astrae dalla realtà, e lì diventa violenta, ipocrita e pericolosa: è lecito a un marito ripudiare la propria moglie?
Dipende. Non lo so. Di sicuro mi vengono in mente mille domande: chi è questa moglie? Chi è questo marito? Come si chiamano? Sono giovani, sono vecchi? E se fosse la moglie a voler ripudiare il marito? E che storia hanno? E come sono arrivati fino a questo punto? E le famiglie da cui provengono come hanno influito? Hanno figli? Chi li sta aiutando? Cosa desideravano quando si sono sposati e adesso? Hanno avuto dolori profondi? Hanno maturato visioni di se stessi diverse? Come erano prima, come sono adesso? Posso fare qualcosa? Come stanno? Ecco, soprattutto questo: come stanno? E poi via… le domande sarebbero infinite e ad ogni domanda la regola arrossisce e diventa piccola e inutile. E non tiene a posto niente in verità, se non l’ipocrisia di un mondo che si vorrebbe ordinato, come quello costruito nella mente di certi malati psichici che non sopportano nulla fuori posto. Come quello di certa gente di chiesa impaurita da quello che loro, semplificando, chiamano disordine.

E così continuiamo a chiedere regole, ma solo perché siamo terribilmente impauriti. Il problema è che dovremmo smettere di voler ordinare (nel senso di mettere in ordine ma anche di dettare ordini) e accettare invece la grande libertà di chi, davanti a un qualsiasi comportamento morale di un fratello, preferisce l’ascolto. E il silenzio partecipe. Perché della vita degli altri noi non dovremmo mai permetterci di dire niente. E infatti la regola, che è anche codarda, si astrae sempre dalla storia, parla in generale, parla per “le mogli” e “i mariti”, cioè per nessuno. Grida la sua sicurezza al vento, gonfia il petto per la paura di morire di paura. E invece: non lo so cosa devi fare tu, posso solo essere al tuo fianco. Ma per essere al tuo fianco serve cuore. Eccolo il problema, il cuore. Lo dice bene Gesù, una regola serve ma solo per chi ha il cuore indurito.  

Ma dall’inizio della Creazione

Un cuore caldo riesce a muoversi nel tempo e nello spazio, non si incaglia sul presente, un cuore vivo riesce a muoversi e a tornare all’Inizio, alla Sorgente. Cosa rimane del sogno generativo di un amore? Questa è la domanda che un cuore non ancora indurito riesce a farsi, e sarà un cuore coraggioso perché magari scoprirà che, per una coppia, non ci sono più le condizioni per essere creativi. Coraggio di un cuore che accompagna a scoprire che il sogno della Creazione si è trasformato nell’incubo di una distruzione. Quale carità nel lasciare che due sposi si distruggano? Ma anche che un prete o una suora desiderino morire pur di non disobbedire a una qualche promessa fatta in gioventù. Perché no, non si poteva sapere come sarebbero andate le cose, perché la vita cambia e ci cambia, solo una regola rigida e un cuore indurito non riescono a capirlo. Ma non è un caso che l’uomo una volta cadavere diventa rigido e freddo.

Davvero crediamo in un Dio così fiscale e inflessibile? Serve un cuore davvero duro per imporre acriticamente il peso di una regola addosso a un fratello che invece dovremmo imparare prima di tutto ad amare.

Serve un cuore coraggioso, un cuore vivo, capace di non cercare i colpevoli anche davanti a ciò che per comodità chiamiamo tradimento. Certo nascondersi dietro una regola è più semplice, non serve compromettersi con la sofferenza del fratello. Ecco perché cerchiamo sempre regole e non ci rassegniamo all’idea della loro inutilità: perché una regola è una scusa nobile per non fare strada con il fratello che soffre. La regola si impone, un cuore si dispone. La regola non chiede di cambiare nulla di noi. Non ci scomoda.

Li creò maschio e femmina

Gesù ribadisce che la complessità è originaria, che l’altro è sempre diverso da me. Non siamo per niente tutti uguali, siamo tutti diversi, siamo dei misteri, siamo per noi stessi e per gli altri degli enigmi da scoprire giorno per giorno e mai fino in fondo. Come si può immaginare che una regola rigida e immutabile possa accompagnarmi in un itinerario umile di scoperta? La vita è complessa e la complessità non può essere annientata dalla poca fantasia di gente che divide la vita in buoni e cattivi, fedeli e atei… Maschio e femmina significa immergersi continuamente nel tentativo di poter imparare qualcosa di nuovo di me grazie a chi è diverso da me. Un cuore vivo e non duro è un cuore anche umile. Che cambia e impara dagli eventi.

Lascerà suo padre e sua madre

Serve un cuore vivo, che sarà anche un cuore coraggioso, capace di verità, e la verità è “lasciare” e non “rimanere”, la verità è camminare, tagliare, inventare strade nuove, entrare in un mondo dove non ci sono regole da applicare ma dove l’unica regola è una fedeltà all’immagine di un Dio creativo e liberante, di un Dio in cammino e sempre sorprendente. La verità è sempre figlia di una rottura coraggiosa e misteriosa, bisogna lasciare il conosciuto per non diventare replicativi, bisogna uscire dall’essere eternamente figli per iniziare a essere padri e madri. Ogni libertà esige sempre una rottura. Magari di alcune regole tramandate come immutabili da padre a figlio.

Una carne sola

Ecco la vera verità, e non è una regola astratta ma proprio il suo contrario: incarnazione. La verità può dirsi tale solo se è incarnata. E Cristo lo mostra perfettamente. Una carne sola significa che quello che possiamo fare davvero davanti ai drammi di chi incrocia la nostra storia è provare a sentire il suo dolore nella nostra carne. Se in una coppia che dice di amarsi non c’è questa incarnazione di gioia e di dolore, se non si vive la vita “nella stessa carne”, credo che il ripudio si sia già consumato anche se apparentemente nessuna regola è ancora stata infranta. Il cuore vivo lo sa bene quanti ripudi silenziosi hanno ferito la nostra storia. Il Signore abita quel livello profondo e misterioso, e lo fa proprio per il suo essersi incarnato.

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

Stiamo attenti, stiamo davvero attenti e rimaniamo umili. Cosa e come congiunge Dio? Io credo non si possa sminuire questa frase applicandola solo ai nostri sacramenti. Sono consapevole di muovermi in un terreno minato ma credo serva anche qui tanta umiltà: davvero i nostri matrimoni e le nostre ordinazioni sono sempre e solo espressione della volontà di Dio? Davvero solo quello che noi riteniamo sacramento è espressione di Dio? Io mi stupisco sempre più della Sua anarchica fedeltà all’uomo, vedo continuamente espressioni d’amore che sono legami e che non sono altro che Segno vivo di quell’Amore che è Lui, e che è poi l’unica regola a cui val la pena affidarsi.

Chi ripudia una moglie (…) e se lei ripudiato il marito (…) commette adulterio

Non è questione di lasciare le regole in nome di una vita più semplice ma, al contrario, abbandonare la rigidità delle regole è segno di una vita molto meno comoda. Senza regole astratte e immutabili siamo chiamati a interrogarci in prima persona su ciò che siamo, su quello che proviamo a essere. Non ripudiarla la vita, anche quando la tentazione è alta. Rimanere fedeli anche quando non si capisce più nulla e i sogni si infrangono. Ma chiedersi con spietata lucidità a Chi e come essere fedeli. Ricordando sempre che l’unico compagno fedele sempre è Lui. E noi siamo chiamati semplicemente a riconoscerlo presente e vivo in questa nostra vita che chiede solo di essere accolta e mai tradita.