ADAMO (Genesi 2)

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foto GERUSALEMME 2019

Scritto qualche mese fa per il notiziario parrocchiale di Romano di Lombardia

ADAMO (Genesi 2)

La bacio. Quando nessuno mi vede. Mi inginocchio e la bacio, con pudore, con passione, con gratitudine. Sento le mie labbra e spero di donarle lo stesso brivido che provo io. Mi avvicino e lei, che sembra sempre fredda e distratta, fa finta di non accorgersi e poi la chiamo: “madre”, sottovoce, perché lei ascolta. Quando nessuno mi vede mi stendo sulla corteccia del mondo, nel limite più estremo della vita, appena prima della sepoltura e la bacio, la terra, che mi è madre.

Arrivo da lì. Lo sento, siamo fatti dello stesso impasto di materia calda e di acqua, e poi di un bacio, come di un respiro. Tutto respira.

Mi avvicino piano e la bacio, la terra. Lo faccio spesso, lo faccio per ricordarmi da dove sono arrivato. Dove sto andando. Diranno che era un paradiso, per me lo è ancora, scacciato dall’illusoria perfezione ho imparato ad amare anche ciò che non avevo coltivato, innamorato del selvatico, del selvaggio, della libertà.

E poi bacio così ogni cosa che vola, cammina, striscia, scava. Bacio la vita che nasce e quella che muore, bacio i frutti prima di mangiarli e gli occhi della donna che amo, bacio i cuccioli d’uomo e di animale, bacio il vento, e lui sorride.

Mi chiamo Adamo, sono nato da un bacio.

Spesso vorrei tornare nel suo grembo. So che succederà, la chiamano morte, sembra una fine, per me invece la sepoltura è una semina. Ma se non hai mai imparato a baciare la terra questa cosa non la capisci. Adam, il mio nome è fatto di terra, terra sono e terra ritornerò. Non ho mai smesso di essere terra, terra baciata dal Soffio che Crea, quando il Creatore, visto da nessuno, si chinò a baciare questa massa immensa di fuoco e aria e acqua e terra. Solo le cose baciate prendono vita, non puoi baciare solo chi ti piace, devi baciare ciò che vivrà grazie al tuo Soffio. Il bacio non sancisce l’amore, lo permette.

Sei bacie e poi il settimo a se stesso. A baciare il tempo che paziente aveva sostenuto la Creazione.

La chiamo “madre”, la terra, e chiamo “padre” il cielo, e mi sento sempre più figlio dell’acqua e del vento, mi appoggio alle montagne e mi abbandono alle onde del mare. Il silenzio è il mio liquido amniotico, sono frutto dell’amore penetrante degli elementi, adoro il ciclo delle stagioni.

Sì, anche quel frutto rubato in fondo lo sento padre, è lui che mi ha permesso di rinascere a libertà e questo non posso negarlo. Che sia questo crescere? Che sia questa la vera anima delle uniche due azioni che ci sono state chieste?

Quel giorno, che poi è ogni giorno, è il respiro originario di ogni istante, quel giorno Lui ha deciso di disegnare sul nulla quello che ora chiamiamo Creato, da rimanere senza fiato, e lo continua a creare e ricreare con evoluzioni costanti, in mezzo a quel creato due azioni: “coltivare” e “custodire”. A noi definirle compito o privilegio. Che origine di ogni peccato è considerare obbligo un privilegio.

Coltivare, amare così tanto la terra, farci l’amore con tutto se stessi, fecondarla di sogno prima che di semi e vederla fiorire. Siamo al mondo per questo capisci? Solo per questo. Guardati intorno, vedi deserto? Accusa te stesso, non la baci abbastanza la terra, baciala! Amala! Sii poetico e visionario, se non vedi il frutto maturo prima ancora di seminarlo il frutto non verrà, se non hai capacità di trovare le parole per descrivere il gusto non ci sarà nulla da assaporare né per te né per gli altri. Non sto esagerando, lo vedi bene anche nell’educazione dei figli, nell’economia, nella politica, a scuola o in oratorio, se non vedi quello che ancora non c’è la tua presenza nel mondo è inutile. Innamorarsi è sporgersi insieme verso l’inedito, è avere fame di futuro, è vederlo prima ancora che accada e poi stupirsi, perché la vita quando accade, se è sognata, eccede.

E custodire. Cioè decidere cosa abbiamo il gusto di non smarrire, cosa pensiamo sia buono da mettere nelle mani dei nostri figli. Custodire, che non vuol dire preservare dall’usura e dal pericolo, quello è un malinteso dovuto al poco coraggio dell’uomo no, custodire è qualcosa di vivo, significa creare le condizioni perché ogni cosa risponda alla propria vocazione profonda, perché ogni cosa diventi quello per cui è nata. Vivere mille anni al riparo da ogni minaccia, protetto dalla furia degli eventi, non è custodia è disgrazia. Custodire non è gesto di difesa ma azione spregiudicata di innamorati. Chieditelo, davvero questo è il segreto, chiedersi ogni giorno se l’oggetto del mio amore è stato messo nelle condizioni per donare al mondo la sua unicità. Ogni giorno devi chiedertelo capisci? Custodire non è mettere sotto una teca, sorvegliare, uniformare, impedire il deperimento ma aiutare lo svezzamento, creare le condizioni perché il seme si scopra solo un passaggio prima della fioritura. Custodire non è tranquillizzare ma svegliare, scuotere, implorare ogni seme affinché trovi il coraggio di custodire la propria identità, sbocciando nello stupito inedito di un fiore.

Mi guardi con sorpresa, io chiudo gli occhi e respiro profondo, e sai perché lo faccio? Perché mi ricordo di quell’istante in cui il Suo respiro mi esplose dentro mettendo il moto il cuore. Lo sai vero che i baci sono respiri creativi, sono il tentativo di non dimenticare quell’istante in cui tutto ebbe inizio. Un bacio appassionato è il Suo respiro a rimetterci al mondo.

All’inizio di tutto c’è un bacio, sì e anche una carezza, noi siamo figli di un respiro e di mani che ci hanno plasmato, siamo figli adesso, non sto parlando del momento degli inizi ma di ogni inizio e di ogni nascita, ogni cosa nasce se baciata e accarezzata.

Che poi Gesù, il nuovo Adamo, venendo al mondo non ha chiesto altro, un bacio e una carezza, ha chiesto tutto.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Sara ha detto:

    Molto bello 🌱
    Bravo🤗

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  2. Gabriella Vaccaro ha detto:

    Poesia pura , toccante e travolgente, come sempre sanno essere le tue parole. Dici bene : coltivare e custodire da ” innamorati” per permettere ad ogni seme di sbocciare e fiorire nella sua unicità e bellezza.
    Un bacio e una carezza anche a te, se me lo consenti , da una ottantenne ancora capace di emozionarsi e stupirsi!
    GRAZIE come sempre

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  3. Vittoria Cavalleri ha detto:

    Bellissime parole, sei un poeta nato. Stupirsi ogni giorno del creato, ma nello stesso tempo custodirlo con amore e saggezza. Abbracciando e baciando la terra che ci sostiene ogni giorno e sopratutto rispettarla. Grazie un abbraccio.

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