Benedetta sei vita mia samaritana

(Lc 10,25-37)
Quindicesima domenica TO C


Benedetta sei, vita mia,
per quando mi lasci mezzo morto
ai bordi di una strada
come un povero cristo.

Benedetta sei, vita mia,
per quando sprofondo nei margini,
lì, nel punto esatto in cui Eternità
è condanna e non promessa.

Benedetta sei, vita mia,
per avermi disarcionato da me stesso,
per gli agguati ben assestati,
per i colpi che tatuano lividi
nella memoria.

Benedetta sei, vita mia,
per i fallimenti,
per i briganti che mi hanno derubato dei sogni,
per chi mi ha portato via tutto
promettendomi centuple felicità.

Benedetta sei, vita mia,
per la cecità del sacerdote che mi porto dentro,
per quando se ne è andato,
per quando ha smesso di credere che avrebbe potuto curarmi,
per quando, benedetto momento,
ha finalmente fatto finta di non vedermi più.

Benedetta sei, vita mia,
per le percosse che mi hanno ricordato di avere ancora sangue
nelle vene, e per il levita che è fuggito finalmente da me,
per quella libertà ritrovata,
per quando ha smesso di volermi far credere
che la santità si possa meritare.

Benedetta sei vita mia,
per aver custodito in me il samaritano che sono,
la parte straniera e viva,
quella che nulla ha da difendere
che ancora non ha paura della prossimità.

Benedetta sei, vita mia
samaritana
per avermi insegnato ad avere compassione anche di me
grazie perché hai visto le mie ferite e non mi hai deriso
grazie per avermi fasciato con delicatezza,
per non avermi chiesto di passare oltre ai miei fallimenti,
per aver abitato le crisi tramutandole in trasfigurazioni.

Benedetta sei, vita mia samaritana
per quando ti ritrovo in chi
si prende cura delle mie povertà.

Benedetto sei tu,
Amato mio samaritano,
vittima massacrata
che ti fai trovare
fedele
nel cuore delle mie miserie,
lì dove credere è
elemosinare compassione.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».