
Venticinquesima domenica Tempo Ordinario anno B
(Marco 9,30-37)
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Voi non potete capire,
voi che li adorate,
li venerate,
voi che fingete di amare la fragilità,
voi non potete capire cosa sia stato
per noi vedere il nostro maestro
crocifiggersi a un bambino.
Non era solo una provocazione,
io lo conoscevo,
stava legando il nostro futuro al dogma
del contare niente,
ci stava condannando all’insignificanza.
Un bambino
è l’inutilità, un peso,
l’incapace,
il disadattato. Ogni volta che vi mettete in dialogo col mondo,
sappiatelo,
state tradendo Cristo.
Per lui noi dovremmo essere solo
scandalo,
provocazione.
Dovremmo far ridere i potenti,
e farci trattare da cretini
dai furbi.
E continuare ad amarli.
L’idiota
nostro unico modello.
Antropologia da appestati.
Ma ti rendi conto di come
lo stiamo tradendo?
A sentire lui
noi non dovremmo avere l’ansia di sistemarlo il mondo,
di curarlo,
di essere i primi tra i buoni,
noi dovremmo solo essere gli scarti,
gli esclusi, i mendicanti.
In qualche modo
infestare il mondo
di disadattati,
ecco il suo catechismo,
la sua missione.
Chi metterebbe oggi al centro?
Forse un pazzo, un malato mentale,
non so. Pensa a qualcuno
che non vorresti essere. Sceglilo.
Lui alla fine è stato fedele, lui,
si è fatto scandalo,
si è fatto rifiuto,
si è fatto vomitare lontano da Gerusalemme,
si è fatto spazzatura. Lui
ci è riuscito,
a prezzo della vita.
Ma è stato fedele.
E proprio lì,
aveva ragione,
mettendo la croce in mezzo,
ha mostrato il volto
insopportabile di Dio.
E noi a volerci
sempre
a tutti i costi
farci accogliere
farci accettare
noi a lottare per essere riconosciuti,
l’inclusività in nome dell’escluso!
Che beffa.
Tendiamo anche noi
insidie al giusto,
fingendo di essergli devoti.
Stavamo attraversando la Galilea
a quel tempo
lo stavamo facendo di nascosto
lui ci parlava di croce
e noi non capivamo
che il più grande
sarebbe stato crocifisso
di lì a poco.
E che anche noi avremmo dovuto
scegliere la fine idiota
dei santi.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».