L’inverno fiorisce (una preghiera)

Tredicesima domenica Tempo Ordinario anno B

 

Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono. (Sapienza)

Cosa darei, mio Signore,

per avere occhi dimentichi di invidiare,

e un agire sacro, sempre,

che tutto riconosce unito,

indissolubile

legato come labbra al respiro.

Cosa darei per non seminare ombre,

per essere leggero e libero,

e non appartenere che a Te.

E crederci,

crederci davvero,

tanto da smettere le paure

di non sentirmi di nessuno

invidiando l’altrui amore.

 

Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi (Seconda Corinzi)

Cosa darei, Signore

per non aver più nulla da dare,

e da pretendere nulla

e del nulla vivere.

Cosa darei per riuscire ad aprire le mani,

per sempre,

farmi povero,

radicalmente fedele a quel che sono.

Cosa darei per riuscire finalmente

a ringraziare

chi si è sbarazzato della mia ombra ingombrante

lasciandomi scomparire.

 

E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. (Marco)

Che poi,

morte vera,

è non aver nessuno pronto a gettarsi ai piedi del Maestro per noi,

nessuna supplica, nessuna lacrima.

nessuno a morire della nostra morte.

 

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici (Marco)

O non saperla trattenere la vita,

sempre aperta

come una ferita,

non riuscire a chiuderne i lembi,

mani che non sanno giungersi in preghiera.

E non aver nemmeno il gusto

di cessare il respiro una volta per tutte,

ma solo vedersi sgocciolare via,

piangere una lacrima

di sangue

al giorno.

 

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano.(Marco)

Cosa darei Signore per essere

finalmente

solo silenzio,

che la morte vera è

il trambusto che mi agita,

e il piangere e le scomposte urla

che frantumano i miei pensieri.

La morte sono io

che amaramente derido la mia ingenuità

che invece giura, lei,

che tra le tue mani

l’inverno fiorisce.