
Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
…è già tutto pronto. Io non devo aggiungere nulla, togliere nulla. Riconoscere l’esistete, vederti presente dove sguardi distratti ti credono latitante. È tutto già pronto, da sempre. Dovevo solo imparare a ringraziare. O forse devo solo salire le scale di questa casa che al piano superiore custodisce il senso profondo della vita. Devo solo prepararmi, usi spesso questo termine, sembra sia la sola cosa che conta. Come se dovessi ricordarmi, ogni volta che incrocio un volto, quali siano le condizioni per spezzare il pane con lui. O più ancora, mi stai ricordando che sono vivo per prepararmi a dare me stesso da mangiare ai fratelli. Perché all’amore ci si prepara solo amando.
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
Le tue parole sono attendibili, tutto accade come tu hai detto. Come se il reale prendesse forma attorno al suono della tua bocca. Non ci resta che mangiare. Io però ti guardo, prendi il pane, e lo fai con decisa delicatezza. Prendere, avere mani che non si rifiutano, avere mani affamate. Forse prepararsi è imparare a prendere la vita così come si presenta, è vivere da affamati, da innamorati, da mancanti. Ma farlo senza pretesa. Senza voracità, che la vita va spezzata, che senza condivisione non c’è verità, che una vita intatta è come seme che non muore e non dà frutto. E benedire. Non c’è più tempo per maledire, davvero è passato il tempo in cui pretendevo contrapposizioni per legittimare il mio posto nel mondo. Chiedo perdono a chi mi ha creduto nemico. Che siano benedicenti anche le mie parole, e anche ogni silenzio e ogni respiro, e ogni gesto regalato al mondo. E così finalmente diventare pane. Nel deserto la tentazione è stata di suscitarlo dalle pietre. Poi ha provato a moltiplicare gesti di condivisione per una folla smarrita. Alla fine sei diventato tu stesso pane. Per l’uomo, con l’uomo, nell’uomo. Per l’uomo era una tentazione, con l’uomo un miracoloso tentativo di fraternità, nell’uomo è il vertice. Ora sei tu stesso il pane di vita. Questo il tuo itinerario. Ci stiamo camminando incontro.
Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
È tutto quello che ho per rimanere vivo, un corpo irrorato dal sangue. Ed è simbolo. Non è più tempo di venerare il presente, il tempo si è fatto breve, donami, ti prego, un corpo nuovo, e un nuovo sangue, voglio imparare a depormi in te. Non è più tempo di attese, è tempo di consegne pasquali definitive.
Il presente, ciò che rimane, sarà un lungo Getsemani, la lotta per imparare la consegna …
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.