Solo frammenti quaresimali (5), ma molto intimi

(Giovanni 12,20-33)

Quinta domenica di Quaresima anno B 2024

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 

Vogliamo vederti, non muore in noi la pretesa dei Greci, “dove sei?” ci permettiamo di dire quando le cose non vanno secondo i nostri desideri, “dove sei?” quando la fatica di vivere ci sale alla gola e ci toglie il fiato, “dove sei?” quando ci sentiamo troppo soli.

Vogliamo vederti, come per i Greci anche in noi è sempre presente quell’orgogliosa pretesa di chi è convinto di poterti finalmente afferrare, così scostiamo pazientemente le parole per frugare dentro le pagine dei libri, ci nutriamo di liturgie che devono essere secondo i nostri gusti, cerchiamo i predicatori più affini, partiamo per pellegrinaggi sicuri di poterti vedere nei luoghi santi dove, un tempo, ti avevamo sentito così vicino, così presente, così vivo. E funziona, almeno per un po’ funziona, e possiamo solo ringraziare. Poi però viene un giorno in cui si trovano solo pietre. Dolci nostalgie, ma nulla di più. Per fortuna il Vivente non è monumento ai nostri ricordi.

In questi giorni ero ad Assisi, la primissima cosa che è successa appena arrivato è che qualcuno mi ha sfondato il finestrino dell’auto e mi ha rubato tutto: i vestiti, i libri, tutto. Anche la traccia di un possibile nuovo libro. Ogni cosa. All’esterno dell’eremo delle carceri, in una splendida giornata di sole. In un attimo quello che c’era non c’era più, solo frammenti di vetro, come l’esplosione di una stella. Nell’amarezza e nello smarrimento questo è stato per me un nuovo inizio. Infatti anche quello che cercavo ad Assisi non c’era più. O meglio, io non dovevo più mettermi nella posizione di chi voleva “vedere Gesù” lì, come facevo un tempo, come la prima volta nel lontano 1992, ora il tempo era cambiato, ora io ero cambiato. Dovevo farmi infrangere, mandare in pezzi il cristallo delle mie illusioni, ancora una volta dovevo imparare a fermarmi, a frantumarmi. Lui non era più nemmeno ad Assisi, perché anche ad Assisi ogni pietra finalmente sussurrava “non mi trattenere”. Nulla da vedere, dovevo farmi derubare anche delle mie sacre abitudini spirituali. Dovevo smettere di volerlo vedere e ricominciare, ancora, a farmi vedere, io da lui. Lui cercava me, non il contrario. Dovevo ricominciare a mendicarlo.

 «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Mi sono fermato davanti alla tomba di Francesco, messo all’angolo, guardavo le pietre e le grate, e sapevo che nemmeno Francesco era lì. Hanno tentato di imprigionarlo, alla fine, di regolarizzalo, di renderlo attraente, commestibile. Ma lui non era lì. Non si può rubare la libertà ad un santo. Stavo all’angolo della tomba di Francesco e sentivo che lui rideva felice e libero, altrove, perché era finalmente morto, stimmatizzato, trafitto dall’amore, non era più chicco di frumento, era ormai libero, era solo frutto.

Ieri sera, tornando a casa, a Crocetta, in un silenzio uggioso, tra la nebbia e il freddo, aprendo la porta di casa e abbracciando Dulcinea mi sono detto una cosa soltanto: pace e bene.

Potevo ricominciare a morire in pace.   

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 12,20-33

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». 
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.