
Sorella Eterna morte
(Giovanni 11,1-45)
V domenica di Quaresima anno A 2023
Per ogni Lazzaro malato, per ogni uomo finalmente debole, per chi come relitto si lascia portare dalla corrente fino ad arenarsi tra le secche di un sepolcro, per chi non ce la fa finalmente più, per chi non ha la forza di camminare, per chi sente il polso tenue della vita malata. Per chi muore senza dire una parola.
Per Maria e per il profumo del suo gesto d’amore, per chi viene ricordato per aver amato, almeno una volta, con la follia e la totalità dei sognatori. Per chi ha seguito il cuore, lasciando che fosse lui a decidere modi e tempi. Per chi verrà ricordato per uno spreco d’amore.
Per Marta che davanti alla vita che muore chiama, invoca, prega, spreme la speranza, scomoda il divino. Per chi non si rassegna, per chi vuole capire, per chi sa ancora chiedere aiuto. Per chi crede così ferocemente da urlare amore in tono di provocazione.
Per Cristo, che non mente, per colui che chiama la malattia con il suo nome di vita mancante, per il coraggio di riconoscere l’amara debolezza del finire, per i suoi occhi che dilatano il lampo di luce scheggiato nella falce della morte. Per la sua fede, per la cocciutaggine di giurare Dio nei sepolcri.
Per i discepoli che ancora credono che la vita sia una sfida da vincere, per il loro insensato giurare, per l’infantile innamoramento di chi non ha ancora conosciuto il crogiolo del tradimento, per chi ancora non è in grado di morire, per chi promette credendo di mantenere, per chi non è ancora morto eppure osa parlare. Per chi non capisce. Per chi non ci riesce, per chi mai capirà, per chi crede di aver capito. Per chi crede di credere ma non è ancora morto nemmeno una volta.
Per chi celebra la morte degli altri muovendosi da una qualche Gerusalemme per celebrare il fatto di credersi ancora vivo senza essere neppure ancora nato
Per chi, come Maria sigilla ogni fessura e impone cimiteriali clausure alla casa, per chi dal pertugio della propria cella sfida il Divino e lo accusa dell’insensata portata del dolore. Per chi stringe a cappio il reale rendendolo loculo, “colombaia” di voli spezzati.
Per il mistico credere di chi vivendo succhia l’eternità dalle vene della vita, per chi crede che ogni cosa è già risorta, adesso, e risorgente, senza tregua, per chi crede di essere già materiale d’eternità.
Per Maria che si alza, nonostante tutto, per chi ara i drammi della storia con una croce che sente ben più pesante del legno del Golgota, per chi illumina le zolle dolorose del vivere umano, per chi sfida la gravità del morire, per chi lancia stelle come fossero semi, per chi traccia traiettorie di speranze impossibili.
Per le lacrime del Figlio dell’Uomo, acqua che non scroscia miracolosa dalla roccia ma che risale, esodo ingoiato dalla fine, a infilarsi tra le crepe fino a toccare le labbra dell’amico morto in un freddo bacio su cadaveri speranze.
Per il cattivo odore, per la putrefazione dei corpi, per la decomposizione dei sogni, per il disfacimento dei muscoli e dei sentimenti, per la vita che torna sempre terra, che non insiste inutilmente, che cede al destino della consegna. Per chi non ha paura di scoperchiare la pietra, per chi regge l’urto, per chi respira, la morte, fino in fondo.
Per le parole dell’amico, per il sollievo del perdono, per chi ci ha dato coraggio, per le mani che ci hanno accompagnato nei primi passi, per chi si è innamorato di noi, per chi ha avuto pazienza, per chi ci ha guardato da lontano, per chi ha atteso e per chi se ne è andato, per chi ritroveremo, per la voce di chi ci ha amato, per chi ci terrà la mano nel momento del morire, per chi ci ha provocato, per chi ci ha protetto, per chi si è commosso di noi, per chi si è fidato, per tutte le persone che ci hanno liberato, per chi ci ha lasciato andare, per chi ha tolto le bende, per chi non ci ha chiesto niente di quello che abbiamo provato quando siamo stati morti.
Per Lazzaro e per il suo misterioso ritorno alla vita, per chi ritorna a vivere, per chi ancora ci prova. Per chi si convince finalmente che siamo nati per tornare.
Per chi è stato Lazzaro più volte. Per chi ancora lo sarà. E per chi muore e risorge senza nemmeno accorgersene.
Per l’Eternità che è qui e ora,
per quando sentiamo l’Eterno sussurrare in ogni cosa, anche nella più banale.
Per chi riesce a sentire il sussurro dell’Eterno crepitare nella sinfonia della vita che muore.
Per chi la chiama sorella, legame di sangue, la morte ormai Eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 11,1-45 In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.