L’amore nient’altro che l’amore Ventisettesima domenica tempo ordinario C

Levanto 29.9.22

L’amore nient’altro che l’amore

XXVII domenica del Tempo Ordinario C (Abacuc, Seconda lettera a Timoteo, Luca 17,5-10)

 

Perché anche il dolore è preghiera,

e chiedere conto della violenza

e del silenzio divino

e del peso tragico dell’Assenza

anche questo è preghiera.

Chiedere conto

di una vita che ha perso

il senso della promessa.

Chiedere conto al cielo

perché ancora non si è imparato dove cercarlo,

implorare giustizia, sfinire il Vuoto

per estorcere almeno un cenno della Sua esistenza.

E’ una visione che attesta un termine”, dice il Silenzioso

parla di una scadenza”.

Così mi intenerisce pensare che a noi uomini basti

a volte

così poco.

Basta sapere che il dolore non è infinito,

e nemmeno la vita lo è, per fortuna

che spesso è così ingiusta

e faticosa.

Ma ancor più so che basta,

ne sono sicuro,

ne ho fatto esperienza,

come per Abacuc, almeno per un istante,

basta che sia Lui, il Signore,

proprio Lui

a parlare,

il resto conta nulla.

Anche un sussurro,

il tempo di un attimo

istante da incidere

sulle pareti interne

della cassa toracica

a firmare di Te ogni nostro respiro.

 

Nel frattempo, ha ragione Paolo

occorre custodire lo Spirito Santo

come fosse un bene fragile

un soffio

come fossimo noi gli angeli

custodi della sua presenza nel mondo.

Noi le sentinelle di un Dio

che sceglie di abitare in noi

che sceglie noi

che sceglie di farsi custodire

che sceglie la debolezza e il nascondimento

che sceglie di rischiare di sparire

che si aggrappa con fede, perché la fede è sua,

alla nostra pochezza.

 

E così noi potremmo anche avere la fede del granello di senape

un quasi niente che contiene solo un mare di promesse,

ma non importa

Sua è la fede

Lui ci ha scelto

a noi solo di lasciarci abitare.

Non importa che noi si capisca

solo chi si stupisca

quando lo incontreremo

e riconosceremo che lui è il servo

che dopo aver arato

rendendo fertili le nostre chiusure

dopo aver pascolato le nostre insipienze

lui preparerà da mangiare

lui ci inviterà a tavola

e si mostrerà fedele a quello che ha sempre promesso.

“Ho solo fatto quello che dovevo fare”, dirà

e dovevo fare l’amore,

nient’altro che l’amore,

e noi ci lasceremo fare.

 

Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4
 
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 1,6-8.13-14
 
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,5-10
 
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

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