
L’amore nient’altro che l’amore
XXVII domenica del Tempo Ordinario C (Abacuc, Seconda lettera a Timoteo, Luca 17,5-10)
Perché anche il dolore è preghiera,
e chiedere conto della violenza
e del silenzio divino
e del peso tragico dell’Assenza
anche questo è preghiera.
Chiedere conto
di una vita che ha perso
il senso della promessa.
Chiedere conto al cielo
perché ancora non si è imparato dove cercarlo,
implorare giustizia, sfinire il Vuoto
per estorcere almeno un cenno della Sua esistenza.
“E’ una visione che attesta un termine”, dice il Silenzioso
“parla di una scadenza”.
Così mi intenerisce pensare che a noi uomini basti
a volte
così poco.
Basta sapere che il dolore non è infinito,
e nemmeno la vita lo è, per fortuna
che spesso è così ingiusta
e faticosa.
Ma ancor più so che basta,
ne sono sicuro,
ne ho fatto esperienza,
come per Abacuc, almeno per un istante,
basta che sia Lui, il Signore,
proprio Lui
a parlare,
il resto conta nulla.
Anche un sussurro,
il tempo di un attimo
istante da incidere
sulle pareti interne
della cassa toracica
a firmare di Te ogni nostro respiro.
Nel frattempo, ha ragione Paolo
occorre custodire lo Spirito Santo
come fosse un bene fragile
un soffio
come fossimo noi gli angeli
custodi della sua presenza nel mondo.
Noi le sentinelle di un Dio
che sceglie di abitare in noi
che sceglie noi
che sceglie di farsi custodire
che sceglie la debolezza e il nascondimento
che sceglie di rischiare di sparire
che si aggrappa con fede, perché la fede è sua,
alla nostra pochezza.
E così noi potremmo anche avere la fede del granello di senape
un quasi niente che contiene solo un mare di promesse,
ma non importa
Sua è la fede
Lui ci ha scelto
a noi solo di lasciarci abitare.
Non importa che noi si capisca
solo chi si stupisca
quando lo incontreremo
e riconosceremo che lui è il servo
che dopo aver arato
rendendo fertili le nostre chiusure
dopo aver pascolato le nostre insipienze
lui preparerà da mangiare
lui ci inviterà a tavola
e si mostrerà fedele a quello che ha sempre promesso.
“Ho solo fatto quello che dovevo fare”, dirà
e dovevo fare l’amore,
nient’altro che l’amore,
e noi ci lasceremo fare.
Dal libro del profeta Abacuc Ab 1,2-3;2,2-4 Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione? Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2 Tm 1,6-8.13-14 Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,5-10 In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
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