Se vuoi far nascere un uomo Seconda domenica di Quaresima anno B

Trasfigurazione, Crocetta 256.02.21

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Se vuoi far nascere un uomo

(Marco 9,2-12)

Seconda domenica di Quaresima anno B 2021

Se vuoi far nascere un uomo, prima di tutto, prendilo con te. Crea spazio, impara dal ventre delle madri, dilata un vuoto e poi lascialo entrare, e compromettiti per lui. Accetta di rischiare. Di smarrirti.

Se vuoi far nascere un uomo impara il suo nome, e usalo. Con millimetrico amore. Chiama per nome una storia, sottrai dall’anonimato, nessuno nasce se non è chiamato. Pietro, Giacomo e Giovanni. Nessuno dimentica di essere stato amato con unicità. Nessuno smette di nascere e rinascere fino a quando si sente legato ad un nome cantato con amore.

Se vuoi far nascere un uomo abbi coraggio, osa, sfonda e chiedi. Non adeguare la richiesta, non accarezzare le paure, non sedurre invece: spingi, spingi con forza, spingi in salita, come madre gravida, conduci su un alto monte, dove la paternità è rischiosa, dove perfino Abramo ha rischiato di perdersi, dove l’amore è lama di coltello affilato dalla libertà.

Se vuoi far nascere un uomo non accontentarti del presente, innamorati di quello che potrebbe diventare. Guardalo per quel che potrebbe essere. Innamorati della possibilità. Sfonda il banale, la nascita di un uomo impone visionarietà.

Se vuoi far nascere un uomo non aver paura di sceglierlo, e di reggere la solitudine che sarà. Se vuoi far nascere un uomo strappalo dal conformismo, morsica via con ferocia da ogni cosa che omologa, appiattisce, uniforma. Fosse anche la più raffinata delle religioni. L’ordine più prestigioso, la chiesa più esclusiva. Venire al mondo è la forma più alta di anarchia. Difficile sarà restare vivi. Unica speranza è quella di far innamorare il figlio della solitudine, e degli spazi in disparte. Dove la vita rimane viva.

Se vuoi far nascere un uomo devi permettere che il seme perda la corazza, che lo spermatozoo trapassi le difese, si nasce concedendosi alla vulnerabilità. Si viene alla luce solo passando attraverso la ferita, fianco squarciato crocifisso e trapassato, taglio fecondo di donna, la vita trova luce solo tra le stimmate dei chiodi.

Se vuoi far nascere un uomo parla di Mosè. Tu non puoi imporre la vita puoi solo accompagnare alle soglie di un deserto, puoi promettere fedeltà, puoi rompere le acque del mar Rosso ma decidere sarà tutto in mano del figlio. Con Mosè puoi evocare la libertà che si impara dal deserto.

Se vuoi far nascere un uomo parla di Elia, metti nel suo cuore accanto al cancro dell’esodo quello della profezia, unica malattia che debilita il potere, sfianca le religioni, corrode le sicurezze. Se vuoi far nascere un uomo rovinagli la tranquillità.

Se vuoi far nascere un uomo spingilo, spingilo fuori, spingilo lontano, non permettere mai che costruisca tende o capanne, anche davanti a un sepolcro imponigli sempre un orizzonte nuovo. Se vuoi far nascere un uomo mostragli che ogni cosa che si ferma è già morta: un pensiero, un amore, un dogma, una certezza, una sicurezza. Siamo gente di esodo, fino a che morte non sopraggiunga a regalarci nascita definitiva. Fermarsi è interruzione di gravidanza.

Se vuoi far nascere un uomo spera solo che sappia ascoltare. Che ci sia sempre la misericordia di una nube a metterlo in guardia, ad accecare la presunzione. Che abbia paura di fidarsi solamente di quello che vede. Che sappia ascoltare, che affini l’udito del cuore, che si innamori della Parola.

Se vuoi far nascere un uomo fa che si innamori del corpo mortale di ogni essere vivente. Spera che quando, come i tre amici sul monte, quando guardandosi attorno non videro più nessuno, inizi ad ascoltare il vento, la pioggia e il sole. Inizi a interrogare gli occhi dei cani e l’erba che si arrampica sui muri. Ascolti il profumo del pane e le carezze di una donna. Se vuoi far nascere un uomo richiudi la luce trasfigurata in ogni granello di sabbia e pietra e nuvola e poesia e canzone. In ogni lacrima e in ogni ferita infetta, in ogni fallimento, in ogni pugno, in ogni ombra. In ogni cosa richiudi la luce e spera, abbi fede. Se vuoi far nascere un uomo prega che impari lo sguardo contemplativo, quello che sa suscitare luce da ogni cosa.

Se vuoi far nascere un uomo preparalo alla morte. Solo la morte svela la vita. Solo la morte risorge l’esistenza. Se vuoi far nascere un uomo portalo sul monte definitivo, sul Calvario, dove la vita è spinta contro il baratro della fine. Se vuoi far nascere un uomo spera che riconosca luce anche lì. Come ha fatto Lui. Partorendo a nuova maternità dal lutto di una crocifissione, trasfigurando la fine in un nuovo inizio, aprendo le gambe alla notte, spingendo oltre il sepolcro. Risorgere, che è poi trasfigurare finalmente ogni cosa. Perfino la morte.

Se vuoi far nascere un uomo scegli un monte, scegli la luce e ricordando Genesi ricorda loro che è il sesto giorno.