Liberatelo e lasciatelo andare

papà a crocetta

foto: "Inizio", papà a Crocetta

“Liberatelo e lasciatelo andare”

“Liberatelo e lasciatelo andare”, era qui che volevi portarmi vero?

Ancora una volta.

Alla libertà.

Avevo camminato fino a qui tante volte, avevo percorso spesso la lunga pagina di questo Vangelo, fino alla fine, fino a quella frase: “liberatelo e lasciatelo andare”. Che bella la libertà, il porto sicuro, il più grande desiderio che ho in cuore da sempre. Nel ventre della morte, a tempo scaduto, a esplodere come un seme, sfacciata e tenera come la primavera: la libertà. Che sogno. Mi sforzo di crederti proprio per questa promessa di libertà.

Ma non bastava. Ieri ho scoperto che tutto questo ancora non bastava. E forse non basterà.

Non basta sognarla la libertà, nemmeno descriverla basta, o illudersi di battersi per ottenerla. La libertà è esigente, la libertà è una donna preziosa, dopo averla conquistata decide lei come e quando concedersi fino in fondo. Chiede di incarnarsi la libertà, di entrare nei muscoli, nel sangue, nel respiro. Di fare l’amore, di fare la morte. Chiede di abitare un sepolcro e poi di frantumarne la roccia. Come un seme. Come una fecondazione. Gravida è la libertà.

La libertà arriva solo alla fine e chiede tutto. E lascia senza parole. Lazzaro.

La liberà la puoi nominare solo dalla croce. Nel buio del Calvario, in silenzio. O dal fondo di una tomba.

Liberatelo e lasciatelo andare”. È stata l’ultima lezione di papà Franco, mi hai insegnato Signore, grazie a lui, ancora una volta, che le parole sono corpo, carne e sangue, che se si limitano a rimanere suono possono vagare, possono fare tanto male, ma non liberano nessuno.

Siamo fatti per diventare liberi, alla fine, ed è per questo che la morte di papà ha riportato calma nel mio cuore, e Vuoto. Calma, vuoto e lacrime: tutto ciò che accompagna la libertà di chi si ama.

Calma, perché è giusto lasciar andare. Anche quando si vorrebbe solo trattenere. Come hai detto a Maria nel giardino della resurrezione. Papà mi ha lasciato sempre andare, anche in questa ultima avventura a Crocetta. Quanto era orgoglioso!

Vuoto, perché questa cosa che si apre dentro e che rimbomba di ricordi è qualcosa di struggente e miracoloso. Perché la libertà ti svuota dentro, solo la morte rende evidente lo spazio lasciato dall’amore liberato.

Lacrime. Non è vera libertà quella concessa senza piangere. Non c’è nessuna verità nelle parole aride, nei cuori che spiegano la vita senza la pioggia salata degli occhi.

Sono stati strazianti questi giorni, inaspettati, sono arrivati a travolgere e stravolgere ogni cosa. Anche questo mio scrivere di cose tanto private, di farlo qui e di esporlo a tutti… non credevo fosse possibile. Ci ho pensato prima di scrivere. Sono stato sul punto di chiudere tutto, di stare da questa parte, col mio dolore e tutto il resto chiuso fuori. Poi invece ho scritto. E mi è servito tanto, perché solo scrivendo le cose nascono e mi parlano davvero, ne ho bisogno, è vitale. Anche papà lo sapeva, e adesso sa che mi commuoveva tanto sapere che stampava le mie prediche per portarle a chi gliele chiedeva. Tra poco uscirà un mio libro, non sarà la stessa cosa, non la stessa emozione.

Non avrei mai pensato di scrivere della morte di papà così, di scrivere per lui ma non per un funerale, di scrivere dalla camera di quando ero ragazzino, non avrei mai pensato niente di quello che sta succedendo. Non avrei mai pensato di pubblicare queste cose, fino all’ultimo ho avuto paura che fossero troppo nostre, non era e non sarà mai il nostro stile, ma qui è crollato tutto, ci sono macerie in giro e io posso fare solo questo, regalare parole, nella speranza che possano essere d’aiuto a qualcuno. Anche a costo di mostrarsi a nudo. La libertà vuole la croce, e sulla croce sei nudo.

Liberatelo e lasciatelo andare”, qualche giorno fa avevamo scelto di accompagnare la morte di papà con due pagine del Vangelo: il buon samaritano, perché il suo impegno per la Caritas è stato totalizzante. E poi la pagina della tempesta sedata. Papà è morto mentre papa Francesco, da solo, dal cuore del dolore citava la stessa pagina. Non è questione di segni. Non ne servono certo altri. Ma mi sono commosso. E stupito.

“Liberatelo e lasciatelo andare”, solo adesso sento la libertà vibrare appassionata nella carne, di quella passione per la vita, feroce passione per la vita che è stato il regalo più bello che papà mi ha fatto. Solo adesso capisco la mia disperazione dei giorni scorsi, solo adesso ho potuto dar nome a quello che ho visto negli occhi di papà il giorno prima che morisse, mentre piangendo segnavo quella croce di olio sulle sue mani. Solo adesso posso dire cosa mi ha spaventato di quello che leggevo nei suoi occhi, lì io non ho visto semplicemente dolore, non solo la morte, lì ho visto la negazione dell’uomo, ho visto, crocifisso a quel letto tutto ciò che papà non è mai stato, in quella voce che era sua ma non riconoscevo più, in quel letto a cui era ancorato, lui che le ancore le levava per gonfiare di passione i suoi giorni, io ho visto il contrario di ciò che chiamo fede. Quello che ho visto, quello che mi ha schiacciato di dolore è stato vedere mio papà nella totale mancanza di libertà.

Lazzaro non viene resuscitato, Lazzaro viene liberato. Ed è questo per me il vero volto della speranza.

La morte è la libertà.

Sono stati giorni strazianti questi, davvero non sarà più niente come prima, per me, per la mia famiglia di sicuro. Sono stati giorni in cui ognuno ha cercato il modo di sopravvivere, di stare a galla. Ci siamo scoperti vulnerabili, fragili. Ci siamo scoperti divini. Di quel volto di Dio che spero continui a voler visitare i miei giorni.

Un abbraccio a tutti,

grazie per i tanti messaggi, scusate le risposte veloci, ma vi prometto che vi ricorderò uno ad uno, nei prossimi giorni, nel Silenzio di Crocetta.

E poi verrà finalmente il momento in cui pregheremo finalmente insieme, liberi.

Alessandro